martedì 22 febbraio 2011

1.3. La storia di Lila [ Dalle Storie dello Yoga Vasishtha ]


Varanasi - River Ganges



VasiVasistha continuò: "O Rama, proprio come considerata nello stato di veglia non c'è materialità negli oggetti visti in sogno, sebbene sembrino concreti nel sogno stesso, questo mondo appare materiale ma in realtà è Pura Coscienza. In un miraggio l'acqua non è mai esistita, così non c'è un mondo reale ma solo Pura Coscienza.
Per rendere chiaro tutto questo, o Rama, ti narrerò ora la storia di Lila. Ti prego, ascolta attentamente. Ci fu un tempo, o Rama, in cui sulla terra c'era un re chiamato Padma. Era perfetto sotto ogni aspetto e con la sua natura e la sua condotta incrementò la gloria della sua dinastia.
I santi ricorrevano a lui come gli dei ricorrono al cielo. Era la dimora della virtù. Faceva tremare i suoi nemici sul campo di battaglia come un vento furioso fa tremare un rampicante. Era erudito e maestro nelle arti. Per lui non c"era nulla di impossibile da raggiungere, come non esiste l'impossibilità per il Signore Narayana.
Questo re aveva una moglie che si chiamava Lila, molto dotata e molto bella. Sembrava la dea Lakshmi, la consorte di Narayana. incarnata sulla terra. Parlava dolcemente, la sua andatura era lenta e graziosa, il suo sorriso irradiava la fresca delizia della luna. Era dolce come il miele, le sue braccia erano tenere e delicate, il suo corpo era puro e chiaro come le acque del santo fiume Gange. Come il contatto del Gange fa sorgere la beatitudine, così era il toccare lei.
Ella era totalmente devota a suo marito Padma e sapeva come servirlo e compiacerlo.
Il re Padma e la regina Lila vissero una vita ideale e retta, gioirono la loro vita in ogni modo possibile. Erano giovanili come gli dei e il loro amore reciproco era puro ed intenso, senza ipocrisia o artificiosità.
Un giorno la regina Ula pensò: 'Il re più bello, mio marito. mi è più caro della mia stessa vita. Che cosa potrei fare affinché io e lui possiamo vivere per sempre, gioendo i piaceri della vita? Intraprenderò immediatamente le austerità che i santi mi suggeriranno per poter realizzare la mia ambizione." Cercò quindi il consiglio dei santi che le dissero: 'O regina, austerità (tapas), ripetizione di mantra e una vita disciplinata, sicuramente ti concederanno tutto quello che è possibile conseguire in questo mondo, ma l'immortalità fisica non è possibile.'
La regina ponderò su questo consiglio e decise: 'Se devo morire prima di mio marito, allora devo conseguire la conoscenza del Sé ed essere libera dal dolore. Ma se egli deve lasciarmi per primo. allora cercherò di ottenere in dono, dagli dei, che la sua anima non abbandoni il nostro palazzo. Sarò felice di vivere in esso, sapendo che egli è sempre con me.'
Così decisa, Lila cominciò a propiziare la dea Saraswati, senza nemmeno discutere il suo progetto con il marito. Mangiava una volta ogni tre notti, dopo aver devotamente adorato il Signore, i santi, iI precettore. gli eruditi e i saggi. Era supremamente convinta che la sua austerità si sarebbe dimostrata fruttuosa e questa convinzione rafforzò grandemente la sua applicazione alla penitenza intrapresa. Sebbene non avesse rivelato la sua intenzione al re, non lasciò che il servizio al marito soffrisse minimamente a causa di questo. Dopo cento di queste adorazioni notturne. la dea Saraswati le appar­ve e le concesse ciò che voleva.
Lila pregò: 'O Madre Divina, concedi mi due doni: che mio marito. quando lascerà questo corpo rimanga nel palazzo e che io possa vederti ogni volta che ti invoco"
Saraswati concesse questi due doni e scomparve. Il tempo inesorabilmente passò. Il re Padma, mortal­mente ferito sul campo di battaglia, mori nel palazzo. La regina Lila era inconsolabile per l'angoscia. Allora l'eterea voce di Saraswati le parlò: 'Figlia mia, copri il corpo del re con fiori ed esso non avrà decadimento; egli non lascerà il palazzo.
Lila obbedì. Tuttavia non era soddisfatta e si sentiva come un ricco truffato e ridotto a vivere una vita di povertà. Invocò la dea Saraswati che le apparve e le disse: 'Figlia mia, perché ti angosci? Il dolore, come l’acqua del miraggio è un' illusione.'
Lila le chiese: 'Ti prego, dimmi dov'è mio marito!'
aswSaraswati rispose: 'O Lila, ci sono tre tipi di spazio: lo spazio mentale, lo spazio fisico e lo spazio infinito della Coscienza. Di questi, il più sottile è lo spazio infinito della Coscienza. Per mezzo di un'intensa meditazione su di esso, puoi vedere e sperimentare la presenza di colui (come tuo marito), il cui corpo è quell'infinito spazio, anche se qui non lo puoi vedere.
Se aAbbandoni tutti i pensieri, otterrai qui ed ora la realizzazione dell'Unità con tutto. Normalmente, soltanto colui che ha realizzato la suprema non-esistenza dell'universo può sperimentare questo, ma tu lo potrai per la mia grazia."
Vasistha continuò: "Lila cominciò a meditare. Immediatamente entrò nel più alto stato di coscienza libero da ogni distrazione: era nello spazio infinito della Coscienza. Là vide ancora una volta il re circondato da molti altri re che lo adoravano, saggi e uomini che cantavano i Veda, donne e numerose armate. U vide, ma essi non videro lei, poiché le proprie forme-pensiero sono visibili soltanto a se stessi e non agli altri. Ella vide che il re aveva un corpo giovane e nella sua corte scorse molti membri della corte del re Padma.
Si meravigliò: "Ma sono anch' essi tutti morti l"~ Ancora, per la grazia della dea Saraswati ritornò al suo palazzo, dove vide i suoi attendenti addormentati. U svegliò e ordinò loro di radunare immedia­tamente i membri della corte reale. Dei messaggeri furono rapidamente inviati a chiamare tutti e molto presto la corte del re Padma, brulicava di ministri, saggi, parenti ed amici. vedendoli tutti presenti, Lila si rallegrò, ma ne rimase perplessa.
Pensò: 'Che strano, queste persone sembrano esistere in due luoghi allo stesso tempo: nella regione
che vidi in meditazione e qui, davanti a me.
Ma quale di queste è reale e qual è il riflesso? Devo scoprirlo." Adorò Saraswati e la vide seduta
davanti a sé.
Lila chiese: "Abbi compassione, o dea, e dimmi: Quello su cui questo mondo è riflesso è estremamente puro e indiviso e non è oggetto di conoscenza. Questo mondo esiste sia ali" interno di Esso come suo riflesso. che all'esterno come materia solida. Qual è reale e qual è il riflesso?'
Saraswati le chiese: 'Dimmi, prima, cosa consideri reale e cosa irreale?'
Lila rispose: 'Considero reale che io sono qui e che tu sei davanti a me. Considero irreale la regione in cui si trova mio marito ora:
Saraswati disse: 'Come può essere che l'irreale sia l'effetto del reale? L'effetto è la causa, non esiste una differenza essenziale.
Qual era la causa materiale della nascita di tuo marito? Soltanto effetti materiali vengono prodotti da cause materiali. lo vedo tutto questo come l'illusorio ed irreale effetto della immaginazione.
Ti narrerò una storia che illustra la natura di sogno di questa creazione.
Nella Pura Coscienza,.in un angolo della mente del Creatore, c"era un tempio in rovina, coperto da una volta blu. Come stanze aveva i quattordici mondi, le tre divisioni dello spazio erano dei fori in esso. Il sole era la luce.
C'erano in esso dei piccoli formicai, le città; piccoli mucchi di terra, le montagne: e piccoli stagni d'acqua: gli oceani; questa è la creazione. In un piccolissimo angolo viveva un santo con sua moglie e i figli. Era pieno di salute e libero dalla paura. Eseguiva i suoi doveri religiosi e sociali:'
Saraswati continuò: "Quel santo era conosciuto come Vasistha e sua moglie era Arundati, ma non erano il Vasistha e l'Arundati di leggendaria fama.
Un giorno in cui quel santo era seduto sulla cima di una collina. vide a valle una colorata processione con un re che cavalcava uno statuario elefante seguito da una armata e da altre coreografie reali.
Guardando questo, nel cuore del santo sorse un desiderio: 'In effetti la vita di un re è ricca e piena di delizie e gloria. Quando cavalcherò un elefante reale come quello e sarò seguito da una simile armata?' Qualche tempo dopo il santo diventò vecchio e la morte lo colse. Sua moglie che gli era altamente devota mi pregò e mi chiese lo stesso dono che hai chiesto tu: che lo spirito di suo marito non abbandonasse la sua casa. Concessi quel dono.
Sebbene quel santo fosse un essere etereo, a causa del potere del suo costante desiderio durante la vita precedente, egli divenne un potente re e governò su un grande impero che sembrava il cielo sulla terra. Era temuto dai nemici; era in effetti un cupido per le donne; era stabile e fermo contro le tentazioni come una montagna. Rifletteva tutte le scritture ali 'interno di se stesso come uno specchio. Era l'albero che realizza i desideri per tutti coloro che ne avevano bisogno ed era il luogo di riposo per i santi. Era invero la luna piena della rettitudine.
Anche Arundati aveva abbandonato il suo corpo ed aveva conseguito l'unione con il marito. Sono otto giorni da quando ciò è accaduto. Lila, egli è lo stesso re che è ora tuo marito e tu sei la stessa Arundati che era sua moglie.
A causa dell' ignoranza e dell’illusione tutto questo sembra avvenire nella Coscienza Infinita. Tu puoi considerarlo vero o falso."
Lila chiese: 'o Dea, tutto mi sembra così strano ed incredibile. È come dire che un enorme elefante è ristretto nel centro di un granello di sesamo o che in un atomo una zanzara combatte con un leone o che c'è una montagna i n uno stelo di loto.'
Saraswati disse: "Mia cara, io non dico falsità, ma bensì la verità. Suona incredibile, ma questo regno appare soltanto nella capanna del santo a causa del suo desiderio di un regno. La memoria del passato è nascosta e voi due siete sorti ancora.
La morte non è altro che il risveglio da un sogno. La nascita che sorge da un desiderio non è più reale del desiderio stesso, come onde in un miraggio! Ha la sua qualità."
Saraswati continuò: 'Lila. la tua casa, tu, io e tutto questo è Pura Coscienza, null’altro. La tua casa era essa stessa nella casa del santo Vasistha. Nello spazio della sua anima esistevano i fiumi. le montagne e così via. Persino dopo "la creazione" di tutto questo, nella casa del santo, essa rimase com’era prima. Invero. in ogni atomo ci sono mondi all’interno di mondi."
Lila chiese: 'O Dea, hai detto che sono passati soltanto otto giorni da quando il santo è morto e tuttavia mio marito ed io abbiamo vissuto così a lungo. Come puoi riconciliare questa discrepanza?'
Saraswati rispose: "O Lila, proprio come lo spazio non ha un' estensione fissa, nemmeno il tempo ha una durata fissa. Proprio come il mondo e la sua creazione sono semplici apparizioni, un momento ed un'epoca sono anch'essi immaginari, non reali. Nel battito di una ciglia il Jiva attraversa I'illusione
,
dell'esperienza della morte, dimentica quello che è accaduto prima di ciò e nella Coscienza Infinita
pensa: io sono questo, ecc., io sono suo figlio, io ho questa età, ecc.
Non c'è essenziale differenza tra le esperienze di questo mondo e quelle di un altro.
Tutte queste sono forme-pensiero nella Coscienza Infinita, Sono come due onde dello stesso oceano. Poiché questi mondi non furono mai creati. non cesseranno mai di essere; tale è la legge. La loro reale natura è Coscienza.
Proprio come in un sogno c'è la nascita, la morte e le relazioni, tutte in un tempo brevissimo: proprio come un amante sente che una singola notte con la sua amata è un'epoca, il Jiva pensa agli oggetti sperimentati e non sperimentati nel battito di una ciglia. E immediatamente dopo egli immagina quelle cose, cioè il mondo, come reali. Anche quelle cose che non ha sperimentato né visto si presen­tano di fronte a lui come in un sogno.
Questo mondo e questa creazione non sono null' altro che memoria o sogno. Distanza, misure del tempo come un momento e un'epoca, tutte queste sono allucinazioni. Questa è una sorta di cono­scenza: memoria. Ce n'è un' altra che non è basata sulla memoria della esperienza passata. Questo è l'incontro fortuito di atomi nella Coscienza che allora producono i loro propri effetti.
La liberazione è la realizzazione della totale non-esistenza dell'universo in quanto tale. Questo è diverso dal semplice negare l'esistenza dell'ego e dell’universo. Quest’ultima è soltanto conoscenza a metà. La liberazione è realizzare che tutto questo è Pura Coscienza".
Lila chiese: '0 Dea, senza precedente allucinazione, com'è stato possibile la creazione del santo e di sua moglie?'
Saraswati rispose: "Invero, questo è dovuto alla forma-pensiero di Brahma, il Creatore. Egli stesso non ha forme-pensiero nascoste, cioè memoria, poiché prima della creazione c'era la dissoluzione e, a quel tempo, il Creatore conseguì la liberazione. All'inizio di quest'epoca qualcuno assume il ruolo di Creatore e pensa: lo sono il nuovo Creatore.
Questa è pura coincidenza, proprio come uno vede un corvo che atterra su una palma e sembra che la noce di cocco cada a causa di ciò, sebbene questi eventi siano indipendenti l'uno dall' altro. Naturalmen­te, non dimenticare che persino se tutto questo sembra accadere, non c'è creazione. La forma-pensiero o esperienza soltanto è l'Unica Coscienza Infinita. Non c'è relazione di causa ed effetto. Causa ed effetto sono soltanto parole, non fatti. L'Infinita Coscienza è per sempre nell'Infinita Coscienza."
Lila disse: 'O Dea, le tue parole sono veramente illuminanti. Comunque, poiché non le ho mai sentite prima, la saggezza non è ben radicata. Desidero vedere la casa originale del santo Vasistha'.
Saraswati rispose: "O Lila, abbandona questa tua forma e consegui la pura intuizione spirituale, poiché soltanto Brahman può realmente vedere o realizzare Brahman. Il mio corpo è fatto di pura luce, di Pura Coscienza. Il tuo no. Con questo tuo corpo non puoi nemmeno visitare i luoghi della tua imma­ginazione ed allora come potrai entrare nel campo dell'immaginazione di un altro?
Ma se consegui il corpo di luce immediatamente vedrai la casa del santo. Afferma a te stessa: Abban­donerò il mio corpo qui e prenderò un corpo di luce. Con quel corpo, come il profumo dell'incenso, andrò nella casa del santo. Proprio come l'acqua si mischia con l'acqua diverrai una cosa sola con il campo della Coscienza.
Con la persistente pratica di tale meditazione persino il tuo corpo diverrà di Pura Coscienza e sottile, poiché io vedo persino questo mio corpo come Coscienza.
Tu no, poiché la tua visione è limitata al mondo della materia. Tale ignoranza sorge spontaneamente, ma viene dispersa dalla saggezza e dall'indagine.
In effetti, persino tale ignoranza non esiste. Non c'è né mancanza di saggezza, né ignoranza; né schiavitù, né liberazione. C'è soltanto l'Unica Pura Coscienza.
Saraswati disse: "Cara Lila, in sogno, il corpo di sogno sembra essere reale; ma quando c'è un risveglio rispetto al sogno, la realtà di quel corpo svanisce. Allo stesso modo, il corpo fisico che è sostenuto dalla memoria e dalle tendenze latenti (vasana) viene visto essere irreale quando esse sono realizzate essere irreali. Alla fine del sogno si diventa consapevoli del corpo fisico; alla fine di queste tendenze, si diventa consapevoli del corpo etereo. Quando il sogno termina, arriva il sonno profondo; quando i semi del pensiero periscono, c'è la liberazione.
Nella liberazione i semi del pensiero non esistono: se il saggio liberato sembra vivere e pensare, è soltanto apparente, come un pezzo di stoffa bruciata che giace a terra. Questo, comunque, non è come il sonno profondo o l'incoscienza nei quali i semi del pensiero giacciono nascosti. Per mezzo della pratica persistente (abhyasa) l'ego viene portato alla quiete. Allora dimorerai naturalmente nella tua coscienza; e l'universo percepito procederà verso il punto di scomparsa.
Che cos'è chiamato pratica? Pensare soltanto a Quello, parlare di Quello, conversare di Quello l’un con l'altro, suprema dedizione a Quello soltanto - questo è chiamato abhyasa o pratica dal saggio. Quando il proprio intelletto è saturato di bellezza e beatitudine, quando la propria visione è vasta, quando la passione per i gioimenti dei sensi è assente - quella è pratica spirituale. Quando si è fermamente stabiliti nélla convinzione che questo universo non è mai stato creato e perciò non esiste come tale e quando pensieri come: 'questo è mio, questo sono io' non sorgono affatto - questa è abhyasa o pratica. È allora che l'attrazione e la repulsione non sorgono; il sopraffare l'attrazione e la repulsione con l’uso della forza di volontà è austerità non saggezza."
.
A questo punto la sera era calata e la corte si disperse. La corte si riunì ancora il mattino successivo
di buon 'ora e Vasistha continuò il suo discorso.
Vasistha riprese: "O Rama, Saraswati e la regina Lila immediatamente sedettero in profonda meditazio­ne o Nirvikalpa samadhi. Si erano elevate al di sopra della coscienza corporea. Poiché avevano abbandonato ogni nozione del mondo, esso era completamente svanito nella loro coscienza. Si aggiravano liberamente nei loro corpi di saggezza. Sebbene sembrasse che avessero viaggiato milioni di miglia nello spazio, esse erano ancora nella stessa stanza, ma in un altro piano di coscienza.
In breve videro tutto ciò che era già nella mente di Saraswati e che Saraswati voleva mostrare alla regina Lila. Alla fine, Lila vide la 'sua propria casa."
Vasistha continuò: "O Rama, le due donne allora entrarono nella casa del santo. L'intera famiglia era immersa nei lamenti. A causa della loro angoscia, la casa stessa aveva un' atmosfera deprimente. Per mezzo della pratica dello yoga della pura saggezza, Lila aveva acquisito quella facoltà per mezzo della quale i suoi pensieri istantaneamente si materializzavano. Ella desiderò:"che questi miei parenti vedano me e Saraswati come se fossimo donne ordinarie". Così apparvero alla famiglia; ma poiché emanavano uno splendore sovrannaturale, ciò disperse la depressione che pervadeva la casa.
Il figlio maggiore della coppia defunta diede il benvenuto alle due donne considerandole due angeli della foresta!
Le due donne chiesero al giovane: "Dicci la causa del dolore che sembra affliggere tutte queste persone."
Il figlio della santa coppia rispose: "In questa stessa casa viveva un uomo pio e la sua devota moglie, entrambi dediti ad una vita retta. Recentemente. hanno abbandonato i loro figli e nipoti, la loro casa ed il loro bestiame e sono ascesi al cielo. Perciò. per noi questo intero mondo appare vuoto. Udendo questo, Lila pose la sua mano sul capo del giovane e istantaneamente egli fu alleviato del suo dolore. Vedendo ciò, anche tutti gli altri ne furono sollevati.
Vasistha continuò: "Avendo così benedetto la famiglia del Santo deceduto, le due donne scomparvero. I membri della famiglia consolati ritornarono alle loro dimore. Lila si rivolse a Saraswati per pori e una domanda. In questo stato. naturalmente. i loro corpi non erano fatti né di materia come la terra, né di fattori psichi ci come il prana, l'energia vitale. Erano come due oggetti di sogno che conversavano l'un con l'altro.
Lila chiese: "Com' è che siamo state viste da questa mia famiglia e non fummo viste da mio marito che stava governando un regno quando lo visitammo?"
Saraswati rispose:" Allora tu ti aggrappavi ancora alla nozione "lo sono Lila"; adesso hai superato quella coscienza corporea. Sino a che la coscienza della dualità non è completamente dispersa, non puoi agire nella 'Coscienza Infinita e non puoi nemmeno comprenderla. Ma ora, se andrai da tuo marito, sarai in grado di relazionarti con lui come prima".
Lila disse: "O divinità! Fu proprio qui che mio marito era il Santo ed io ero sua moglie; qui ancora ero la sua regina; qui egli morì e qui ancora egli governa ora! Ti prego portami dove posso vederlo.'· Saraswati disse: "Lila, tu e tuo marito avete attraversato molte incarnazioni, tre delle quali ora le conosci. In questa incarnazione, il re è scivolato profondamente nei vincoli della mondanità e pensa: "io sono il sovrano, io sono forte, io sono felice".
Sebbene dal punto di vista spirituale l'intero universo venga sperimentato qui, dal punto di vista fisico milioni di miglia separano i piani. Nella Coscienza Infinita, in ogni suo atomo, gli universi vanno e vengono come increspature nell 'oceano.
Lila ricordò: "O divinità! Sin dal mio emergere come riflesso nell’Infinita Coscienza ho avuto ottocento nascite. Oggi vedo questo. Sono stata una ninfa, una donna viziosa, un serpente. un membro di una tribù della foresta; a causa di azioni malvagie sono diventata un rampicante e per la vicinanza con i saggi sono diventata la figlia di un saggio; sono diventata un re e, a causa di azioni malvagie commes­se allora, una zanzara, un'ape, un daino, un uccello, un pesce; ed ancora sono diventata un celesti aie, poi una tartaruga, un cigno e poi ancora una zanzara.
Proprio come i piatti della bilancia vanno su e giù costantemente, anch'io sono stata presa nel vortice di questo samsara."

venerdì 18 febbraio 2011

1.2. I Due Lupi

Antico racconto Cherokee



Un anziano e saggio Cherokee era seduto davanti al tramonto con i suoi nipoti. Uno di loro gli chiese: "nonno, perché gli uomini combattono?"


Il vecchio, gli occhi rivolti al sole calante, al giorno che stava perdendo la sua battaglia con la notte, parlò con voce calma: "ogni uomo, prima o poi, è chiamato a farlo. Per ogni uomo c'è sempre una battaglia che aspetta di essere combattuta, da vincere o da perdere. Perché lo scontro più feroce è quello che avviene fra i due lupi."


"Quali lupi, nonno?"


"Quelli che ogni uomo porta dentro di sé."


Il bambino non riusciva a capire. Attese che il nonno rompesse l'attimo di silenzio che aveva lasciato cadere fra loro, forse per accendere la sua curiosità.


Infine, il vecchio che aveva dentro di sé la saggezza del tempo riprese con il suo tono calmo: "ci sono due lupi in ognuno di noi. Uno è cattivo e vive di odio, gelosia, invidia, risentimento, falso orgoglio, bugie, egoismo."

Il vecchio fece di nuovo una pausa, questa volta per dargli modo di capire quello che aveva appena detto.


"E l'altro?"


"L'altro è il lupo buono. Vive di pace, amore, speranza, generosità, compassione, umiltà e fede."

Il bambino rimase a pensare un istante a quello che il nonno gli aveva appena raccontato. Poi diede voce alla sua curiosità e al suo pensiero: "e quale vince?"


Il vecchio Cherokee si girò a guardarlo e rispose con occhi puliti. "Quello che nutri di più'."




1.1. Barba Zucon

Una volta una donna chiama la sua bambina e le dice: 'Stasera per cena vorrei preparare delle frittelle ma mi manca la padella di ferro per friggerle.
Vai da tuo zio Zucon e fattela prestare, ma mi raccomando chiedi per piacere e salutalo come si deve, perchè sai che è fatto a modo suo!'.

Questa bambina parte a malincuore, perchè lo zio le fa paura: corre voce che sia un mago, uno stegone e che se si arrabbia mangi anche i bambini!
Potete credere che la bimba bussando alla porta dello zio Zucon tremasse come una foglia.
'Buona sera zio Zucon come state?' chiede timidamente la bimba.
E lui con voce da intimorire chiunque : 'Dimmi ciò che vuoi e poi sparisci'
La bambina gli chiede la padella di ferro e non appena ricevutala scappa via come un fulmine.

Sua mamma cuoce le frittelle e poi ne prepara un bel po' nella padella, coprendole con un canovaccio, e rimanda la bimba dallo zio con tanti ringraziamanti.
E siccome lo zio apprezza il buon vino, scende in cantina a prendere una bottiglia di rosso, e la ripone nel paniere, raccomandandosi di non farla cadere lungo il tragitto.

Ma mentre cammina la bimba è attratta dal meraviglioso profumo delle frittelle ancora calde e cede alla tentazione di assaggiarne una .. poi un'altra e quindi una altra ancora, fino a quando non le mangia tutte.

'Oh mio Dio ora che le ho mangiate tutte come devo fare?' e mentre è li che piange disperata passa un somaro che si mette a fare i suoi bisogni. La bambina guarda bene quegli escrementi rotondi e fumanti come le frittelle e senza pensarci più di una volta ne raccogli alcuni e li mette nella padella e coprendoli con cura con il canovaccio li porta allo zio Zucon.

Ma si sa..le frittelle fanno sete, e la bimba pensa che un goccio di vino non le farà certo male, e cede alla tentazione di assaggiarne un sorso.. poi un'altro e quindi una altro ancora, fino a quando non ha vuotato la bottiglia.

'Oh mio Dio ora che l'ho bevuto tutto come devo fare?' e mentre è li che piange disperata si accorge di una pozzanghera lungo la via . La bambina guarda bene quell'acqua torbida e senza pensarci più di una volta ne raccoglie una bottiglia intera e la ripone nel paniere da portare allo zio Zucon.


Ma mentre sta tornando a casa sente da lontano lo zio che urla. 'Brutta strega ! Cosa mi hai portato da mangiare ? Escrementi di asino? E cosa mi hai portato da bere! Acqua di fogna? Ah vedrai sta notte verrò a prenderti ed a mangiarti!'.

La povera bimba corre a più non posso verso casa dove arriva con il fiatone ed a stento racconta alla mamma che la notte seguente lo zio verrà a mangiarla. 'Su sciocchina perchè lo zio dovrebbe venirti a mangiare visto che gli ho mandato anche le frittelle?'. La figlia racconta tutta la storia alla mamma che dice : 'Ti saresti meritata di essere mangiata, perchè sei stata veramente cattiva, ma sei anche mia figlia e qualcosa dovrò pur fare!'

Per prima cosa si barricano in casa e poi, con infinita pazienza, la mamma infila centinaia di spilli nel piumino, lo mette sopra il letto, mentre loro due, abbracciate strette, si ficcano sotto le coperte... Dopo un po' sentono : 'Sono sul camino', 'Raggomitolati piccola mia raggomitolati ' dice la mamma.

'Sono in salotto' - 'Stringiti a me figlia mia stringiti a me'
'Sono in cucina' - 'Raggomitolati piccola mia raggomitolati!'
'Sono dietro la porta della camera!' - 'Stai buona piccola mia stai buona'
'Sono in camera!' - 'Stringiti a me figlia mia stringiti a me'
'Sono ai piedi del letto!' - 'Ficcati sotto piccola ficcati sotto'

'Ecco che ti ho preso...' e lo zio Zucon si butta sopra il letto per afferrare la bimba ed invece si punge da ogni parte: sulla pancia, sullo stomaco, sul viso e così urlando ed imprecando scappa via senza farsi vedere mai più nè dalla bimba nè dalla mamma.

giovedì 17 febbraio 2011

1. Storie dei nonni




Le storie che i nostri vecchi raccontavano.


Aneddoti,
Esperienze,
Visioni.

Spiriti di natura,
Freak,
Miti locali.

2. I nostri figli


































I bambini,

quel che ricordano,
e che sembra frutto di fantasia.

Ciò che vedono
e a cui non diamo credito.

3. Le nostre fantasie

































I pensieri ricorrenti

che non abbiamo il coraggio
di raccontare
e che ci ingabbiano.

4. Stati d'essere























Esperienze senza apparenti spiegazioni,
Stati alterati di coscienza,
Sogni vividi,
Rapporti dai piani più sottili,
NDE.